Dopo il fallimento delle ultime trattative aveva rivolto nel cortile della prefettura di Milano alle poche divisioni di camicie nere e agli alti funzionari che ancora erano con lui, parole disperate e coraggiose: «Noi raggiungeremo la Valtellina per fare il quadrato per l'ultima e disperata difesa: morire col sole in faccia e lo sguardo rivolto alle cime dei monti, ultimo sorriso della patria.» Ma poi non dimostrò molta decisione. Finì con l'unirsi con i suoi a una colonna tedesca che si dirigeva verso il nord lungo il lago di Como. Presso Dongo furono fermati dai partigiani; questi lasciarono proseguire i tedeschi e arrestarono gli italiani, che non opposero resistenza. L'operazione stava per terminare quando da un camion tedesco fu fatto uscire un uomo sospetto, cui era stato gettato sulle spalle un mantello militare e posto in capo un elmetto tedesco. Era Mussolini. La guerra colse il nemico della Germania vestito da tedesco, e lui, il guerriero, non osò opporre resistenza né cercare coraggiosamente la morte. Dalla schiera dei partigiani qualcuno esclamò: « Perché hai tradito il socialismo? » Tutto quello che aveva segnato in maniera decisiva la sua vita gli veniva per l'ultima volta incontro, e di fronte a tutto egli non poteva che riconoscere la propria sconfitta.
Traduzione di Francesco Saba Sardi e Giacomo Manzoni. Mondadori - 1971.
Ernst Nolte, Der Faschismus in seiner Epoche - Piper & Co. Verlag -1966